Le sale della Galleria
Sala AURORA
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Aurora
All’ingresso della galleria si viene accolti da una tela raffigurante l’Aurora di Francesco Caccianiga, impersonata da una figura femminile che sparge fiori che le vengono offerti da una coppia di putti. Intorno a lei, da un lato la fiaccola del nuovo giorno, che caccia le tenebre della Notte, mentre un gallo sul lato opposto dell’immagine canta per l’arrivo della luce. I venti soffiano aria nuova, mentre una
donna versa acqua da un vaso, forse con riferimento alle fontane del giardino antistante, come anche la ninfa a seno nudo con due conchiglie in mano.
Aurora, sorella di Helios (il dio del Sole) e Selene (dea della Luna), attraversa i cieli su un carro trainato da cavalli e annuncia il giungere dell’alba. Rinascita, rinnovamento, speranza, potenziale insito in tutti i nuovi corsi delle vicende umane: gli storici dell’arte hanno interpretato questi elementi nell’Aurora del Caccianiga come l’annuncio di una nuova era di splendore per la dinastia Borghese
Sala AUDIENCE
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Audience
La sala principale della galleria colpisce per un vivace insieme di colori nella volta e per il carattere decisamente barocco, anche se la realizzazione dell’affresco come quelli delle sale adiacenti è della seconda metà del Settecento.
L’autore è Ermenegildo Costantini, che operò a Roma in diverse chiese, tra cui Santa Caterina da Siena a via Giulia. Al centro dell’immagine lo stemma Borghese,
aquila e drago sormontati dalla corona del principe, sale in cielo circondato da putti, con un insieme di nuvole di stucco che ai lati si sovrappongono alla cornice dorata con il risultato di un effetto tridimensionale che conferisce profondità al soffitto.
Lo schema è esattamente quello della volta di Francesco Gaulli, detto Baciccio, eseguito nella Chiesa del Gesù circa cento anni prima.
I personaggi femminili raffigurati ai lati sono le Arti e le Scienze: Architettura, Filosofia, Astronomia, Letteratura, Musica, Scultura – che si inchinano di fronte alla grandeur del Principe.
Il nome della sala suggerisce che fosse dedicata al ricevimento dei visitatori che venivano numerosi nell’epoca del Grand Tour per ammirare le rovine di Roma e le collezioni delle famiglie nobiliari
Sala ebe
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Ebe
Nell’angolo che affaccia su piazza Borghese è la Sala di Ebe, che prende il nome dal dipinto centrale di Ermenegildo Costantini, stesso autore della sala dell’Udienza, che raffigura il rapimento di Ebe, dea della giovinezza, per mano del Tempo.
Il serpente che si morde la coda, nelle mani di un putto nell’angolo superiore sinistro dell’affresco, è tradizionalmente simbolo del tempo che fluisce senza soluzione di continuità, ed il piccolo granchio in basso si ritiene un richiamo alla giovinezza. Il riferimento al gruppo scultoreo di Bernini che raffigura il Ratto di Proserpina è piuttosto evidente, tanto da suggerire che la scultura possa essere stata in questa sala per un periodo di tempo. La cornice in legno dorato con una successione di aquile e draghi sottolinea la ricchezza della decorazione e ribadisce lo stemma della casata.
Diversi documenti dell’epoca settecentesca testimoniano la presenza in questa sala di opere di grande fama, come ad esempio il Fanciullo con canestro di frutta di Caravaggio o la Deposizione di Cristo di Raffaello.
Sala cupido
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Cupido
La sala prende il nome dall’affresco centrale del francese Laurent Pécheux, che su incarico della medesima committenza fu
anche autore della volta di una delle sale della Galleria Borghese. Pittore originario di Lione, rimase diversi anni a Roma per diversi incarichi da parte di varie famiglie.
L’immagine nella volta rappresenta le Nozze di Amore e Psiche e nelle pareti a lato, a tempera, due episodi appartenenti alla stessa storia, Giove che bacia Amore e Mercurio che vola da Psiche per condurla nell’Olimpo, incorniciati da bellissimi nudi maschili monocromi con ghirlande di fiori, spighe, uva e foglie secche, che alludono alle quattro stagioni.
Ancora nei finti bassorilievi si trovano i quattro elementi Aria, Fuoco, Acqua e Terra raffigurati dai personaggi ad essi collegati: Eolo, Vulcano, Nettuno e Pan e la firma autografa del pittore con data 1775 in alto, sulla parete ovest.
Sala Minerva
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Minerva
La Riconciliazione di Venere e Minerva di Pietro Angeletti orna il soffitto della sala di destra, con due grandi finestre che si affacciano sul ninfeo.
Apollo, Marte e Mercurio assistono alla cerimonia mentre i putti sollevano un drappo a fare da sfondo insieme alla nuvola. Sulle pareti laterali un altro autore dipinse alcuni episodi della guerra di Troia, tra i quali il più evidente è il Cavallo di Troia sulla parete est.