Palazzo Borghese

“Perciò si dice dal volgo che le quattro
meraviglie di Roma sono il dado di Farnese,
il cembalo di Borghese, la scala di Caetani
e il portone di Carboniani.”
“Perciò si dice dal volgo
che le quattro meraviglie
di Roma sono il dado di Farnese,
il cembalo di Borghese,
la scala di Caetani
e il portone di Carboniani.”

Giuseppe Antonio Guattani,
Roma Descritta ed illustrata, 1805

Il Palazzo nel tempo

Chi scende da piazza di Spagna verso San Pietro, per via Condotti e oltre, sfiora a mezza via il prospetto di Palazzo Borghese.
La facciata meridionale, un’austera composizione architettonica a sette campate con un grande portone al centro e un fregio altissimo, risale agli anni intorno al 1560 nei disegni di Martino Longhi il Vecchio ispirati dal Vignola.
Committenza di Monsignor del Giglio, di cui sono visibili le insegne nel cortile, l’opera è ancora incompleta quando gli subentra il Cardinale Pedro Deza nel 1586. Alla sua morte, nel 1591, l’opera passa nelle proprietà del Cardinale Camillo Borghese alla vigilia della sua ascesa al trono papale nel 1605.

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Forte di un generoso finanziamento, Flaminio Ponzio può finalmente completare il progetto e condurne a termine la realizzazione. È sua la nuova forma allungata che si protende verso il fiume, superando l’area occupata dal cortile quadrato arricchito con quarantotto colonne antiche e tre grandi statue.
La disponibilità del committente e il talento del grande architetto consentono lo sviluppo della costruzione verso il Tevere con l’ala su Ripetta arricchita dal giardino pensile, ottimo schermo per proteggere il grande ninfeo interno, ornato da statue e dalle tre fontane, che saranno completate un secolo dopo.

Nell’ala di Ripetta si realizza al piano terreno una serie di sale riccamente decorate che accolgono la splendida collezione di opere del Cardinal Scipione, successivamente trasferite alla nuova Galleria di Villa Borghese e poi in parte forzosamente passate al Museo del Louvre. Gli alloggi della numerosa famiglia, sistemati ai piani nobili per l’estate e nei mezzanini d’inverno, vengono arricchiti con soffitti affrescati dai migliori artisti del tempo. Così nel Seicento, alla morte di Flaminio Ponzio (1613), gran parte dell’opera può dirsi compiuta.
Toccherà a Carlo Rainaldi perfezionare il giardino pensile e arricchire la facciata su piazza Borghese con un grandioso portale sul quale campeggia l’arma dei Borghese, poi scalpellata negli anni della rivoluzione francese.
Al termine del papato di Paolo V, nel 1633, resta al nipote Scipione Borghese l’incarico di completare la sua opera, nella cura del Palazzo e dell’ingente patrimonio intorno a Roma.

Nel 1700, sarà Marcantonio, fratello del Cardinale Scipione, a mantenere alta la fama del Palazzo, che in quell’epoca divenne meta obbligatoria per i protagonisti del Grand Tour. Contemporaneamente alla risistemazione del Casino di Villa Borghese e per mano dei medesimi artisti (nomi come Gaspar Duguet, Caccianiga, Costantini), commissiona nuove decorazioni nei saloni della Galleria al piano terreno verso Ripetta.
Risale agli anni 20 del Novecento l’inaugurazione della nuova sede del Circolo della Caccia nei saloni del primo piano e l’affidamento dell’ala di Ripetta all’Ambasciata di Spagna.

Il Palazzo ritrova il suo splendore nella seconda metà del secolo scorso, con una serie di restauri della struttura e delle decorazioni interne. Nel 1960 si stabilizzano le murature nell’angolo su piazza Borghese, nel 1987 si restaura il grandioso cornicione per tutta la sua lunghezza, nel 1997 si rinnovano le superfici dell’intero cortile e del ninfeo, portando a nudo gli antichi stucchi e restaurandone le fontane (premio Sotheby’s per il miglior restauro).

Gli spazi della Galleria

Nell’ala di Palazzo Borghese che si allunga verso il Tevere e che dà all’edificio l’originale forma di cembalo, al piano terreno si trova una galleria formata da cinque sale comunicanti, dalle volte affrescate, con affaccio sul ninfeo. Dall’ingresso del palazzo su Largo della Fontanella di Borghese, la vista delle magnifiche fontane del Rainaldi sullo sfondo e la prospettiva delle siepi invitano a scoprire la quiete del giardino e conducono all’ingresso della galleria.
Attraverso una scalinata si accede alle ampie sale, che con i soffitti molto alti e le ricche cornici dorate a inquadrare le parti dipinte, rimandano all’epoca del Grand Tour, nella quale gli stessi ambienti ospitarono visitatori provenienti da tutta Europa.

Galleria del Cembalo - Fotografia di Massimo Siragusa

In quel tempo (intorno al 1770) il capofamiglia Marcantonio IV Borghese, molto ambizioso e facoltoso, volle riportare in auge la fama e l’importanza dei Borghese, come ai tempi del Papa Paolo V e del cardinale nipote Scipione. In meno di cento anni, i Borghese erano diventati una delle famiglie più importanti dell’aristocrazia romana e i saloni del piano terra che affacciano sul giardino costituivano meta obbligatoria per i viaggiatori, che venivano accolti nella galleria per ammirare la celebre collezione di opere d’arte, sculture e dipinti che allora vi era conservata. La decorazione degli ambienti avvenne negli anni tra il 1767 e il 1775, e rappresentò all’epoca uno dei cicli decorativi più noti nel tardo Settecento a Roma, vedendo impegnati gli artisti più apprezzati che al tempo operavano in città.

Galleria del Cembalo - Fotografia di Massimo Siragusa

Nella prima sala, sulla volta è il quadro riportato dell’Aurora di Francesco Caccianiga, tema comune ai palazzi patrizi, raffigurante la dea che sparge fiori nelle prime luci del giorno; si passa poi nell’anticamera della principessa, con decorazioni di gusto neoclassico a opera di Laurent Pécheux, che vedono al centro Le nozze tra Cupido e Psiche (1774) e nei riquadri laterali scene augurali per le nozze con Giove, Mercurio e i quattro elementi. Sul lato verso piazza Borghese si apre la sala che fu l’anticamera del principe Marcantonio IV, caratterizzata dal dipinto di Ermenegildo Costantini e Pietro Rotati che raffigura Ebe rapita dal Tempo (1769-70). Da qui si accede alla Sala delle Udienze, la più ampia e rappresentativa della galleria, dove lo sguardo va alla magnifica decorazione della volta, con Il Trionfo dei Borghese e delle Arti (1773-74), dipinto da Ermenegildo Costantini e menzionato da un critico come “ultimo tuono del barocco romano”. L’effigie della famiglia viene portata in cielo e incoronata in un trionfo di putti, tra le Arti – la scultura, l’architettura, la pittura e la musica – e le Scienze, raffigurate ai lati con magnificenza di colori e decorazioni in oro.
L’ultima sala verso nord ospita al centro la Riconciliazione di Venere e Minerva di Pietro Angeletti (1773- 1775), circondato da riquadri monocromi raffiguranti episodi della guerra di Troia.